La vita antica è vecchia quanto l'universo. | Kurzgesagt

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Video

Trascrizione

È arrivato il calendario del 12.024!

Prendetelo ora prima che finisca!

E restate fino alla fine del video

per un’anteprima dell’altro mondo.

La vita è esistita su un certo pianeta

per circa 4 miliardi di anni, per quanto ne sappiamo.

Ma potrebbe essere iniziata subito dopo il Big Bang,

quando l’Universo era molto più strano ed epico rispetto ad oggi.

Un Universo in cui la vita

avrebbe potuto svilupparsi ovunque.

Il cosmo potrebbe essere cosparso dei semi della vita,

dormienti in un arido deserto

in attesa che poche gocce di pioggia li facciano crescere e fiorire.

Alieni minuscoli e non così minuscoli potrebbero essere ovunque.

In questo video uniremo due possibilità molto speculative

ma con una base scientifica.

Potete trovare gli articoli scientifici nelle fonti.

Per spiegare tutto a dovere partiamo dando uno sguardo

al paradosso della vita sulla Terra.

[Il paradosso della vita]

Nei suoi primi centinaia di milioni di anni,

la Terra è stata un inferno di magma costantemente bombardato da asteroidi.

Ma quando le cose si calmarono e si formarono i primi oceani,

apparve la vita,

e fantastiliardi di microbi colonizzarono ogni nicchia.

È piuttosto strano:

la vita sulla Terra sembra avere quasi la stessa età del pianeta.

Come se fosse stata pronta a cogliere l’occasione.

Ma la vita non è solo apparsa molto rapidamente:

in quel breve lasso di tempo ha fatto anche un enorme balzo in avanti.

Per qualificarsi come esseri viventi,

persino i microbi devono mangiare, fare la cacca, crescere e moltiplicarsi.

Per farlo hanno bisogno di un genoma, il manuale d’istruzioni biologiche

che determina il funzionamento di un organismo.

Come cose inanimate prive di genoma diventino esseri viventi con un genoma

è uno dei più grandi enigmi della scienza

Semplificando molto, per avere un genoma funzionante servono le proteine,

e per avere le proteine serve un genoma funzionante.

Sia le proteine che il genoma sono molecole lunghissime

composte da mattoncini complessi

che molto difficilmente si assemblano per caso.

È il paradosso dell’uovo e della gallina con molte uova e molte galline.

Una volta formata la cellula, il sistema funziona in modo efficiente.

Ma partire da semplici cose inanimate

per raggiungere per puro caso un tale livello di sofisticazione

richiederebbe un’enormità di tempo e di tentativi ed errori.

Quindi in che modo il primo essere vivente è riuscito a compiere quel balzo

in poche centinaia di milioni di anni?

Molte ipotesi sull’origine della vita provano a spiegare quel balzo

teorizzando come una primitiva zuppa di molecole prebiotiche

sia riuscita a produrre con efficienza le prime entità auto-replicanti.

Ma non sappiamo ancora con esattezza come sia successo.

Forse dobbiamo ragionare all’indietro.

[L’orologio dell’evoluzione]

Pensate al genoma come ad un libro che racconta la storia della vita.

Con lo scorrere del tempo e l’evolversi della vita,

vengono introdotti nuovi personaggi:

le amebe, i pesci, gli anfibi,

i dinosauri e i mammiferi.

Nel corso di miliardi di anni,

la storia della vita è diventata sempre più complessa.

Il genoma è come una lunga sequenza di lettere

contenente istruzioni biologiche.

E partendo dai microbi per arrivare fino a noi,

i genomi funzionali sembrano essere aumentati di dimensione

ad un ritmo quasi costante.

Il genoma funzionale dei pesci è più del doppio di quello dei vermi.

Il nostro genoma funzionale è circa il doppio di quello dei pesci, e così via.

È un po’ più complicato di così, ma accontentiamoci.

Mettendo insieme tutti questi indizi,

sembra che i genomi siano raddoppiati di dimensione

in media ogni 350 milioni di anni circa.

Come se l’evoluzione avesse seguito un orologio esponenziale interno.

E non è la cosa più bizzarra.

I primi microbi che comparvero sulla Terra,

all’apparenza semplici,

sembra che fossero già dotati di genomi piuttosto lunghi e complessi.

Ma come può la vita aver raggiunto un tale livello di complessità

in un tempo così breve?

L’enigma potrebbe avere una soluzione interessante.

Usiamo il nostro orologio esponenziale per estrapolare gli eventi passati,

fino alla più semplice forma di vita:

un essere vivente dotato di un genoma composto da pochissime lettere.

Ma così facendo, arriviamo a 10 miliardi di anni nel passato.

Più del doppio dell’età della Terra, ovvero:

se la vita si è davvero evoluta in questo modo,

allora non è nata qui,

ma da qualche parte lì fuori, nello spazio.

Questo spiegherebbe la fulminea comparsa della vita sul nostro giovane pianeta.

Se il suo seme fosse già stato presente nello spazio,

sarebbero bastati dell’acqua e un po’ di calore

per risvegliarlo e far partire l’evoluzione.

E questo spiegherebbe anche l’alto grado di sofisticatezza

delle prime forme di vita sulla Terra.

Tale complessità sarebbe il risultato dei miliardi di anni di un’evoluzione

avvenuta altrove nell’Universo.

Ma la vita potrebbe essere davvero così vecchia?

Forse sì.

Anzi, la vita potrebbe essere iniziata poco dopo la nascita dell’Universo stesso.

[Riccioli d’Oro e un Universo in fasce]

A livello elementare la vita ha bisogno di due cose:

gli elementi chimici adatti a formare molecole complesse

e un mezzo liquido, come l’acqua,

in cui tali molecole possano muoversi ed interagire.

Il liquido dev’essere ad una temperatura che gli consenta di restare… liquido.

Infatti, quando cerchiamo vita nello spazio,

ci concentriamo su pianeti terrestri alla giusta distanza dalla loro stella,

caldi abbastanza da sostenere acqua liquida.

Ma c’è stato un tempo

in cui quasi tutto l’Universo potrebbe essere stato abitabile.

Subito dopo il Big Bang l’Universo era estremamente caldo.

Ma espandendosi si è raffreddato.

E tra 10 e 17 milioni di anni dopo il Big Bang,

quando l’Universo era mille volte più giovane di adesso,

c’erano tra i 100 °C e i 0 °C,

la temperatura dell’acqua allo stato liquido.

In questa finestra temporale – più di 13,7 miliardi di anni fa –

l’intero Universo – letteralmente ogni centimetro –

aveva la temperatura ideale per sostenere la vita.

Ovviamente la vita non necessita solo della giusta temperatura.

C’è bisogno anche di elementi chimici come carbonio ed ossigeno

che vengono forgiati nei nuclei delle stelle.

Ma nel cosmo primordiale esistevano le stelle?

Forse sì,

in regioni d’Universo ad alta densità di materia.

Sarebbero state stelle molto massicce,

tanto da diventare supernovae in appena 3 milioni di anni,

disseminando l’Universo in fasce con gli elementi necessari

alla formazione di polvere, asteroidi, pianeti e ingredienti per la vita.

Forse i primi antenati della vita erano particolarmente esotici

e non avevano bisogno dell’acqua,

prosperando in sostanze come l’ammoniaca o l’etano

che rimangono liquide a temperature ben al di sotto dei 0 °C.

Potrebbero essersi nutrite del calore residuo del Big Bang

per altre decine di milioni di anni,

fino all’epoca in cui siamo certi della presenza delle stelle

e di tutti gli elementi chimici.

La vera magia di questa idea

è che mentre l’Universo attuale è un luogo estremamente ostile,

all’epoca avremmo potuto trovare quasi ovunque condizioni adatte alla vita.

Per un periodo che potrebbe essere durato varie decine di milioni di anni

la vita primordiale avrebbe potuto emergere su qualsiasi roccia,

persino tra le stelle,

spargendo nell’Universo i semi di ciò che, miliardi di anni dopo,

sarebbero diventati batteri, trilobiti,

dinosauri, e infine noi.

Poi l’Universo è diventato troppo freddo per permettere alla vita di prosperare,

ma alcune di quelle forme di vita ancestrali

potrebbero essere sopravvissute grazie al calore interno dei primi pianeti,

congelati negli asteroidi o ibernati nella polvere cosmica.

Piccoli semi che vagano nel cosmo

aspettando un nuovo luogo ospitale dove continuare ad evolversi.

Se così fosse, l’Universo potrebbe brulicare di vita.

[Lo scopriremo mai?]

È una storia niente male.

E sebbene l’abitabilità dell’Universo in fasce

e l’orologio esponenziale siano entrambe idee ragionevoli,

restano comunque delle congetture.

Una possibilità tra le tante

che provano a spiegare la nostra esistenza.

Ma se la vita è giunta sulla Terra dallo spazio profondo,

allora dovrebbe essere presente anche in altri luoghi del Sistema Solare.

Magari ci sono dei fossili sui letti asciutti dei fiumi marziani.

Forse tra non molto troveremo la vita

nei caldi oceani sotterranei di Encelado o Europa.

Titano ha mari, fiumi e laghi di etano e metano

caldi come l’Universo quando aveva 90 milioni di anni.

Trovare forme di vita esotiche su Titano avvalorerebbe l’idea

che la vita potrebbe essersi originata in quello strano Universo in fasce.

Finora, scrutando le profondità del cosmo,

non abbiamo visto nessuno simile a noi.

Forse perché la vita ha avuto bisogno di dieci miliardi di anni o più

per raggiungere il livello di complessità richiesto da una civiltà tecnologica.

Forse ci sono decine di milioni di mondi pieni di microbi,

con oceani pieni di pesci esotici

e continenti popolati da animali bizzarri.

E forse persino da altri come noi,

che hanno appena preso coscienza di sé

e stanno iniziando ad osservare il cielo, chiedendosi se sono soli.

Forse la vita sta prosperando proprio ora in innumerevoli forme

e in ogni tipo di ambiente cosmico.

E se molti di noi condividono la stessa origine cosmica,

faremmo tutti parte di una grande famiglia cosmica.

La risposta potrebbe trovarsi nel nostro vicinato cosmico.

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