Video
Trascrizione
Negli anni ‘70,
in Europa caddero migliaia di teste di pollo dal cielo,
per lo sbigottimento e la felicità delle volpi e di tutta la fauna selvatica.
Come mai?
Erano imbottite di un vaccino
per combattere il virus più letale noto all’umanità.
Sin dagli anni ‘30,
un’epidemia di rabbia si era diffusa tra la fauna selvatica europea
e per gli umani era l’ora di liberarsi del virus una volta per tutte.
Il termine “rabbia” deriva da Lissa
l’antico spirito greco della rabbia furente,
e ci perseguita da almeno 4000 anni.
Può trasformare gli animali in bestie furiose
e gli umani in zombie che temono l’acqua.
Ma ciò che rende Lyssa affascinante
non sono solo la peculiarità e la letalità della sua infezione,
ma anche la sua incredibile bravura nel sfuggire alle nostre difese.
I virus esistono sul confine tra la vita e la morte:
sono poco più di qualche istruzione genetica
che ha bisogno delle cellule per moltiplicarsi.
Il Lyssavirus è semplice persino per essere un virus:
ha solo cinque geni,
ovvero le istruzioni per cinque proteine
per la risoluzione di problemi complessi:
infettare un mammifero, eludere il sistema immunitario,
arrivare al cervello, moltiplicarsi
e infettare nuovi ospiti.
Vediamo cosa succede in caso di infezione.
Comincia tutto con un morso, molto probabilmente di un cane
con milioni di copie del virus nella saliva
che vengono spinte in profondità nel tessuto.
L’obiettivo sono le vostre cellule nervose,
i vostri neuroni.
Sono cavi elettrochimici viventi
che trasmettono segnali in tutto il corpo
e che possono allungarsi fino ad un metro e mezzo
con alle estremità un apparato cellulare ed un terminale.
Il terminale è dove le cellule comunicano tra loro
scambiando segnali chimici che trasmettono informazioni.
Lyssa probabilmente si lega ai recettori responsabili di questo processo
e si infiltra dentro le ignare cellule nervose.
Una volta dentro, deve risolvere un grosso problema.
Deve raggiungere l’apparato cellulare
per impadronirsi della cellula e produrre più virus,
ma data la lunghezza dei neuroni, la strada può essere molta.
Tuttavia c’è una soluzione a portata di mano.
Le cellule hanno dei microtuboli che attraversano il loro interno
e garantiscono l’integrità strutturale.
Fungono inoltre da binari per un sistema di consegne dedicato:
la dineina è una vera e propria motrice
che sfrutta l’energia per consegnare dei pacchetti.
È costituita da 50 diverse proteine – dieci volte quelle del virus –
ed assomiglia ad un piccolo paio di scarpe.
Lyssa usa una delle sue cinque proteine
per dirottare questo sistema formidabile,
ordinandogli di dirigersi verso il nucleo.
Cosa fa il sistema immunitario per prevenire tutto questo?
Beh, sfortunatamente, non molto.
Di solito, quando un virus attacca,
le cellule civili sono fondamentali per attivare la risposta immunitaria.
Si accorgono di essere state infettate
e rilasciano centinaia di migliaia di proteine speciali:
gli interferoni che, beh, interferiscono con i virus.
Dobbiamo semplificare molto ma, in poche parole,
gli interferoni esortano il sistema immunitario a produrre armi antivirali.
Ma non solo:
dicono alle cellule civili di fermare per un po’ le fabbriche di proteine,
impedendo così al virus di riprodursi in modo efficiente.
Inoltre dicono alle cellule di diventare super-trasparenti,
in modo che le cellule immuni identifichino le cellule civili infette
con il virus nascosto al loro interno.
Il vostro corpo ci riesce creando delle vetrine con vista sull’interno
chiamate molecole MHC di classe I.
Per restare in vita, le cellule producono senza sosta
e, per mostrare alle cellule immunitarie cosa accade al loro interno,
prendono dei campioni casuali del loro prodotto
mettendoli in queste piccole vetrine dove dare una sbirciata.
Gli interferoni dicono alle cellule di produrre molte più vetrine
diventando così super-trasparenti.
Se una cellula è infetta e costretta a produrre pezzi di virus,
le cellule immunitarie li vedranno dalla vetrina
ordinando alle cellule infette di uccidersi
insieme ai virus intrappolati al loro interno.
Questo è uno dei metodi più potenti per debellare un’infezione virale.
Sfortunatamente Lyssa impedisce ai neuroni di produrre gli interferoni
restando di fatto invisibile agli occhi del sistema immunitario.
A differenza di molti altri virus,
quando si moltiplica non uccide il suo ospite,
evitando così di far scattare l’allarme.
Invece balza furtivamente da un neurone all’altro,
facendosi lentamente strada verso il cervello.
Questa fase può durare settimane, mesi, o molto raramente anche anni,
e dipende da vari fattori,
ad esempio se il morso era sul viso o sul piede
o da quanti virus sono penetrati nei muscoli.
Lyssa è un mostro paziente.
Finché non raggiunge il suo obiettivo: il tronco encefalico.
Finalmente il sistema immunitario capisce che qualcosa non va e reagisce.
Schiera alcune delle sue più potenti cellule antivirali, i linfociti T,
per cercare e uccidere le cellule infette ed annientare il nemico.
In altre infezioni virali questo sarebbe un punto di svolta,
ma nel caso della rabbia il destino dei linfociti T è segnato.
Il piccolo Lyssa con le sue cinque proteine
gioca la carta “Inverti” di UNO,
usando l’ingegnosità del sistema immunitario a suo vantaggio.
Il sistema nervoso centrale è una parte del corpo molto fragile
e perciò il sistema immunitario dev’essere molto cauto.
Poche cellule immunitarie impazzite nel cervello possono essere fatali.
Non sono quindi libere di entrare nel sistema nervoso:
devono essere invitate e possono essere scacciate.
Per proteggersi,
i neuroni possono ordinare ai linfociti T di autodistruggersi
se pensano che la reazione sia eccessiva.
E Lyssa ha trovato un modo per spingere i neuroni infetti a dare questo ordine.
Non appena arrivano, queste potenti cellule difensive
ricevono l’ordine di suicidarsi.
Il virus ora si infiltra nel tronco encefalico.
Una volta raggiunto questo stadio, state per morire.
Come uccide Lyssa
Una delle cose più irritanti del Lyssavirus
è che ancora non sappiamo con esattezza come e perché una persona infetta muoia.
Di solito pensiamo che un virus causi dei danni moltiplicandosi rapidamente,
uccidendo le cellule ospiti dopo aver prodotto abbastanza copie,
innescando una potente risposta immunitaria
che a sua volta causa molti danni.
Ma non sembra essere questo il caso.
Il tessuto cerebrale dei pazienti affetti da rabbia
mostra danni minimi o talvolta inesistenti.
Invece di uccidere tutto ciò che vede,
si pensa che Lyssa semini il caos
mettendo a soqquadro la comunicazione neuronale nel cervello
così tanto da manometterlo.
Questo causa sintomi come confusione, aggressività e paralisi.
Ora il virus comincia a fare i bagagli.
Sempre tramite i neuroni,
emigra dal cervello per arrivare alle ghiandole salivari.
È notevole, perché dopo aver viaggiato in una direzione
il virus inverte il suo percorso.
Dopo decenni di studi non sappiamo ancora come ci riesca.
Lyssa finisce col saturare la saliva,
aspettando che il mammifero infuriato ne morda un altro per ripetere il ciclo.
Sebbene possa sembrare l’inizio di un’epidemia zombie,
fortunatamente non ci sono casi noti
di un umano che ha trasmesso la rabbia mordendone un altro.
Ora la fine è vicina.
State sviluppando una rapida encefalite
un’infiammazione del cervello con molti sintomi neurologici spiacevoli,
dalla letargia alla paralisi.
Prima lentamente e poi all’improvviso,
avviene una disfunzione multiorgano mentre cadete in coma.
Non esiste una terapia efficace
e quasi nessuno è sopravvissuto a Lyssa dopo il manifestarsi dei sintomi.
È di gran lunga il virus più letale che conosciamo.
Ma c’è qualcosa che potrebbe salvarvi:
un vaccino.
La rabbia è stata una delle prime malattie per cui è stato sviluppato un vaccino.
Come tutti i vaccini, prepara il sistema immunitario ad un attacco futuro
facendogli produrre molte armi adatte.
Una volta vaccinati, il terribile trucco del piccolo Lyssa non funziona più.
E il vaccino è speciale per un altro motivo:
dato che Lyssa è molto lento nelle prime settimane,
può essere somministrato dopo l’insorgere dell’infezione.
Potete quindi vaccinarvi dopo essere stati morsi da un animale,
che è determinante se siete entrati in contatto con un animale malato
– come un pipistrello – perché potreste non accorgervi
di un piccolo morso.
La rabbia è un mostro.
Un mostro che perseguita la nostra specie da migliaia di anni
e che ha comprensibilmente terrorizzato i nostri antenati.
Uccide ancora 60.000 persone ogni anno,
metà delle quali sono bambini.
Siamo ben lontani dall’eradicare questo mostro.
Si nasconde nell’ombra, nelle foreste e in animali di ogni tipo,
pronto a dilagare di nuovo
se ci dimenticassimo come tenerlo a distanza
o se continuassimo ad essere diffidenti verso i vaccini.
Speriamo che un giorno l’umanità uccida questo mostro,
trasformandolo così in un mostro come tanti:
parte della nostra immaginazione.
È possibile approfondire le proprie conoscenze sulla rabbia
dopo questa infarinatura,
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