Passeggiamo - Passeggiamo con Bubba Wallace

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Bubba Wallace: Stare fuori, sai, è l’esatto opposto di… di quello che faccio nella mia carriera, andare veloce, girare a sinistra, girare a destra, qualsiasi cosa sia. E stare fuori è rallentare, guardarsi intorno, godersi la vista, godersi i suoni.

[MUSICA INTRODUTTIVA]

Sam Sanchez: Questo è Passeggiamo, in cui alcune delle persone più interessanti e ispiratrici del mondo condividono storie, foto e canzoni che hanno influenzato le loro vite. William Darrell Wallace Jr., conosciuto ai fan delle corse come Bubba Wallace, è uno dei pochi piloti neri che gareggiano nel NASCAR. Noto per la sua temerarietà in pista e fuori, Bubba ha scosso il mondo delle corse quando ha parlato in supporto del cambiamento sociale e di Black Lives Matter. Durante questa passeggiata, parla dell’importanza di una corsa che non ha vinto e del momento in cui ha spinto il NASCAR e i suoi fan ad affrontare la storia e le sue dure realtà.

[SUONO DI UNA PORTA CHE SI APRE E SI CHIUDE]

[SUONO DI PASSI]

Bubba Wallace: Siamo sul portico sul retro di casa mia, guardando circa 1.000 metri quadrati di terra scoperta, e ne ho altri 1.000 metri quadrati nel bosco, lì dietro la recinzione di alberi in fila e uccelli che cinguettano.

[SUONO DI PASSI DAI GRADINI DEL PORTICO ALLA BOSCAGLIA]

In realtà stiamo attraversando… della boscaglia qui per arrivare al sentiero che percorreremo. Probabilmente ho camminato in un paio di ragnatele, le mie preferite. Io ho una tremenda paura dei ragni. Quindi… la paura è reale. Posso andare a più di 300 km all’ora, ma se mi lanci un ragno minuscolo davanti io non… non sono un fan.

Beh, sono cresciuto a circa quindici minuti da qui e la casa in cui ci eravamo trasferiti all’epoca… Ero in terza elementare, mi sono trasferito da un quartiere in cui avevo tutti gli amici del mondo, in una nuova scuola, dove mi sono dovuto trovare dei nuovi amici. E mio padre comprò una Harley-Davidson e voleva truccarla, sai, aggiungere degli accessori e cose del genere. E trovò un negozio di moto locale, il proprietario del negozio che gliela sistemò in realtà gareggiava sui go-kart sul retro del negozio. E ci invitò ad andare a vedere una delle sue gare di go-kart. E stavamo seduti sugli spalti, i kart passavano davanti a noi, e notai che c’erano ragazzini più piccoli di me, un po’ più grandi di me e adulti lì. E gareggiavano tutti. Sembrava che si divertissero un mondo.

Quindi restammo lì per qualche ora e mio padre disse: “Che ne pensi? Vuoi provare?” E io risposi: “Certo. Perché no?” Non credo di essermi mai tirato indietro da qualsiasi sfida ci fosse davanti a me. E così noi… uscimmo e il weekend successivo comprammo un go-kart. Credo che sia da lì che prendo la mia impulsività, perché lui fece tipo: “Sì, facciamolo” senza sapere che diavolo stavamo facendo. Uscimmo e comprammo un go-kart e andammo a gareggiare il weekend successivo.

Non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Così, per qualche motivo, credo che il tempismo fu perfetto per andare a un evento nazionale. Quindi passammo dal guardare una gara con tipo 60 kart in totale, a un evento nazionale con più di 300 kart.

I miei genitori erano la spina dorsale di tutta l’operazione. Avevano la loro azienda di famiglia. Sai, scrivevano gli assegni, si assicuravano che tutto fosse sistemato per farci continuare ad andare alla pista e per tenere mia sorella sul campo da basket. Siamo sempre stati così competitivi e volevamo sempre vincere. E se chiedi a un sacco di gente a cui siamo cresciuti attorno e con cui gareggiamo ancora, i Wallace erano un gruppo di… di persone a cui stare attorno. O vincevamo e combattevamo o perdevamo e combattevamo. Per qualche motivo, qualunque fosse, volevamo solo vincere e vincere nel modo giusto, capisci?

Ogni weekend eravamo in Georgia, South Carolina, Tennessee, Kentucky, ovunque, in tutto il sud-est per gareggiare. E quando arrivai a 16 anni avevo già attraversato vari livelli di gare, dai go-kart alle K&N Series, che è tipo il livello base del sistema di alimentazione nelle prime tre serie del NASCAR. Era qualcosa che continuavamo a fare perché era divertente. Vincevamo e avevamo successo.

E così quando entrai nella Truck Series nel 2013, noi… sapevamo, tipo: “Ok. Ora si sta facendo più seria quando sei a quel livello perché la Track Series è come il football alle superiori. Le migliori squadre di football delle superiori si scontrano tutte l’una con l’altra."

Così, sì, entrammo nella Track Series lì. Ed era la seconda gara lì quell’anno e nella prima gara eravamo arrivati quinti. E quindi, andando su quella pista, sapevo: “Ok, la prima volta qui siamo arrivati quinti. Ora ho molta più esperienza”. È come se ti stessi preparando mentalmente per fare qualcosa di buono. E credo che fosse la mattina o la sera prima… Ero appena uscito dalla doccia e pensai: “Va bene. Puoi farcela. Sai, andremo là fuori e vinceremo. Sarà un weekend grandioso. Andremo lì e ci prenderemo questa cosa”.

[CLIP DEL NASCAR]

Telecronista 1: Questi devono essere i migliori sette giri della vita di Darrell Wallace Jr.

Telecronista 2: È stata una buona prima parte lì.

[FINE DELLA CLIP DEL NASCAR]

E così eravamo in testa per la gran parte del tempo. E ricordo che il mio cuore batteva così forte che quasi mi usciva dal petto. Pensavo solo: “Non fare casini”.

[CLIP DEL NASCAR]

Telecronista 1: Verso la fine del rettilineo. Darrell Wallace Jr. quasi un rettilineo di vantaggio sul secondo posto, Brendan Gone. Fuori turno numero quattro, Darrell Wallace Jr. sta per ottenere la sua prima vittoria nella Camping World Truck Series.

Telecronista 2: Oh mio Dio.

[FINE DELLA CLIP DEL NASCAR]

Avevo un vantaggio abbastanza grande da cui potevo cominciare a girare gli occhi e vedere la bandiera a scacchi perché sapevo che avevamo vinto. Potevo lasciarmi andare per un attimo e far uscire le mie emozioni.

Così quello fu un giorno speciale. E quindi, sapendo che avevo detto: “Vinceremo” prima della gara, e avevamo vinto, fu un momento: “Cavolo, sì!”

E la cosa pazzesca è che la Truck Series è composta di 22 gare e ci sono volute 19 gare per ottenere la nostra prima vittoria a Martinsville. E il modo in cui tutto si è risolto, cosa che non sapevo, ero tipo il primo dopo Wendell Scott, il primo afroamericano a vincere una gara NASCAR, il primo afroamericano nel NASCAR. Ed erano passati 50 anni da quando aveva vinto la sua prima gara.

E quindi era in qualche modo surreale… Stavamo aspettando, e aspettando, e aspettando per 19 gare per riuscirci finalmente. E quindi, sai, fu una grossa vittoria, io… Avevo vinto una gara NASCAR. Confermava che, ehi, sta succedendo davvero e se possiamo farlo e farlo nel miglior modo e… e nel modo giusto, allora, sai possiamo diventare un nome noto in pista.

Se ce la mettiamo tutta davanti a noi ed eseguiamo nel modo appropriato allora, sì, possiamo essere un avversario difficile ogni settimana. Ed è tutto quello che vuoi fare. Sai, ogni opportunità che ti si presenta davanti, vuoi capitalizzarla. Vuoi dare del tuo meglio e… E anche imparare dalle debolezze e usare lì i tuoi punti di forza. È così che in genere affronto ogni gara, guardando a cosa aspettarmi, a cosa aspettarmi dall’auto, a come trarre il meglio dall’auto e a come avere successo e mostrare ai nostri avversari che, ehi, questo ragazzo fa sul serio.

[SUONO DI PASSI NELLA BOSCAGLIA]

Ho beccato una ragnatela.

Quindi, sai, dal 2013 al… al 2017, fu davvero dura e non così divertente semplicemente perché, dopo la Truck Series, passammo a una nuova squadra, nuova organizzazione, nuovo produttore. E, di base, stavamo ricominciando da capo. Ed è stata assolutamente una battaglia, un incubo per un po’. E abbiamo avuto dei momenti di successo, ma mi entusiasmavo quando finivo sesto e settimo. Tipo, è stata una svolta totale, completa, tipo un pugno nello stomaco, dovevo fare un sacco di riadattamento, riadattamento mentale. Voglio dire, sì, mi sentivo in cima al mondo, il prossimo prodigio, e poi vai e a stento riesci a entrare nei primi cinque.

E così il 2018 è stato quando, sai, abbiamo cominciato la stagione a Daytona. E a Daytona qualsiasi cosa può accadere. Puoi vincere. Puoi finire per capovolgerti, qualsiasi cosa può essere, un brutto incidente, qualsiasi cosa.

Andiamo a 300 km all’ora per tre ore e mezza. Pensi costantemente. La tua mente… È… È un enorme gioco di scacchi per tutto il tempo. Questa macchina andrà lì. Io andrò qui, ma non posso andare troppo veloce perché se no vai fuoripista. E se vai fuoripista, ti schianterai e colpirai il muro. Ma non puoi rallentare troppo o quei tizi ti sorpasseranno. Quindi è un costante tentativo di fare quello che devi ed essere preciso ogni volta.

Ma… ma il capo della mia squadra, Drew, disse: “Interruttore blu verso il basso, va’ e divertiti”. L’interruttore blu sono tipo dei cavalli extra. E quindi ricordo che partii al riavvio e feci solo due giri. E così ricordo che feci un primo giro intero, assicurandomi di essere nella posizione giusta, bloccando, facendo tutto ciò che dovevo.

E prendemmo la bandiera bianca e fu tipo: “Va bene, la prossima bandiera vince. Non importa, questo è quanto”. E tornammo indietro percorrendo il tratto posteriore, spingendo la 3 casse di Austin Dillon. Lui e la 10 casse si unirono. Finirono per schiantarsi.

[CLIP DEL NASCAR]

Telecronista 1: Dillon. Dove andrà?

Telecronista 2: Dillon ci arriverà.

Telecronista 1: Oh, su Almirola. Fa inversione.

Telecronista 2: Santo cielo.

Squadra: Tieni duro, amico. Tieni duro.

[FINE DELLA CLIP DEL NASCAR]

La 10 casse finì per schiantarsi, sbattendo sulla 3 casse così lontana. Lui era andato. Pensava: “Beh, ha appena vinto”.

Quindi divenne presto un passaggio a: “Ok, voglio arrivare secondo”.

[CLIP DEL NASCAR]

Telecronista 2: Bubba Wallace all’esterno, finisce la sua prima Daytona 500 al secondo posto, attaccato a ruota a Denny Hamlin.

[FINE DELLA CLIP DEL NASCAR]

Pensai: “Fantastico”. Tipo: “Bel modo di iniziare la stagione”. E seduto al centro multimediale alla Daytona 500, un sacco di telecamere, un sacco di giornalisti che ti guardano, aspettando che tu dica qualcosa. E ricordo che c’era la mia famiglia lì e la mia famiglia stava attraversando un momento molto difficile, un divorzio difficile dei miei genitori. E non molte persone lo sapevano in quel momento.

C’era mia mamma, mia sorella, mio zio, il fratello di mio padre e la mia ragazza, tutti nel centro multimediale. Kyle era lì, il mio manager. C’era la mia famiglia ma mi mancava mio padre. E non avere mio padre lì fu una cosa molto dura a cui aggrapparsi perché, sai, la famiglia era lì per tutte le vittorie e tutto il successo. E così, non essere lì per il secondo posto alla Daytona 500, la più grande… la più grande gara dell’anno, la più grande gara della carriera è stata… è stata dura.

Ma vedere mia madre arrivare ed essere così entusiasta e così orgogliosa, solo avere quel momento di pura gioia sul suo volto quando entrò, sai, ero entusiasta. E poi passammo direttamente al pianto.

E io dissi: “Piangi come se avessimo appena vinto la gara”. E lei rispose “L’abbiamo fatto. Abbiamo vinto quella gara”.

[CLIP DI LEXI SWATT]

Mamma: Ho aspettato così a lungo, tesoro.

Bubba: Ti comporti come se avessimo vinto la gara.

Mamma: L’abbiamo vinta. L’abbiamo vinta.

[FINE DELLA CLIP DI LEXI SWATT]

E guardando indietro da tutto il clamore e tutte le cose, credo che quella sia la prima gara in cui ricordano chi è arrivato secondo prima di ricordare chi ha vinto la gara.

Non sai cosa stanno attraversando le persone, sai? Non sai la tua giornata. Non sai la mia giornata. “Oh, è un pilota di corse. Cavolo, devi avere una bella vita”. Il 2016 e il 2017 non sono stati divertenti, quando i tuoi genitori stanno attraversando un divorzio, ma nessuno lo sa. Quindi non sai cosa stanno attraversando le persone.

Sai, riguardando indietro a quell’anno e a quella parte della mia vita, si può vedere che non importa quanto siano bui i giorni o quanto siano luminosi i giorni, devi andare avanti e continuare ad andare. Devi combattere contro ogni cosa per… per durare. La vita è un affare così spietato. Il mondo è un posto così spietato. E così la vita è lo stesso e devi… devi combattere per quello che vuoi ogni giorno.

Per me, un ragazzino di razza mista, ovunque siamo ora come nazione e dove siamo arrivati come sport, sai, a questo punto della mia vita, parlarne dal primo giorno, da quando ero un ragazzino, io… io non ho mai visto il colore. Essendo un ragazzino di razza mista avevo amici di tutte le etnie differenti, con storie diverse, qualsiasi cosa fosse, e… E ci divertivamo tutti. Era così.

Mia madre mi aveva fatto sedere e mi aveva parlato degli incidenti razziali che aveva dovuto attraversare per aiutarmi a imparare, crescere e capire cosa aspettarmi. E, per quanto fosse dura… In realtà non so se fosse necessariamente dura, ma cercare di capire quale fosse la parte difficile di essere tipo: “Perché fanno così?” Solo perché, per me, il tuo aspetto o il modo in cui ti comporti non significano che io ti tratto diversamente. E quindi è solo: “Beh, ho fatto quello, allora”. Ed è solo un tempo e un luogo in cui si trovava il mondo. E, sfortunatamente, è spesso così ancora oggi.

Alcuni potrebbero sostenere che non lo è così tanto, ma altri potrebbero sostenere che è esattamente lo stesso. E quindi quelle occasioni mi hanno reso più consapevole ed è ciò che ho cercato di fare, portare avanti il messaggio giusto e difendere ciò in cui credo.

Ricordo la notte del video di Ahmaud Arbery. Ero seduto al computer a giocare a Call of Duty con degli amici. Ed era circa mezzanotte, quasi ora di andare a letto, e mio cugino aveva postato qualcosa nella sua Storia su Instagram. E ci cliccai, guardai quel video. Ed ero, tipo, ammutolito. Pensavo: “Non è possibile che sia vero”. Così mi tolsi le cuffie e alzai il volume del mio telefono. E sentire i colpi di arma da fuoco, il fucile partire e sparare ad Ahmaud Arbery e vederlo cadere a terra e morire fu… fu terribile da vedere. Cioè, erano usciti per uccidere quell’uomo.

[CLIP DELLA CNN]

Reporter: Durante la notte, un padre e un figlio sono stati accusati di omicidio per aver sparato a un uomo disarmato, Ahmaud Arbery, mentre stava apparentemente facendo una corsa in Georgia. Questo è il nuovo video che state guardando adesso…

[FINE DELLA CLIP DELLA CNN]

Sembrava di essere in un film, ma tu facevi parte di quel film e quel film era, in realtà, la vita vera. E rimasi seduto lì disgustato. Rimasi alzato per almeno altre due ore, dopo. Non riuscii a dormire quella notte. Mi svegliai la mattina dopo. Andai dalla mia ragazza e dissi: “Oggi non è un buon giorno per fare qualsiasi cosa dopo quello che ho appena visto” e lei tagliò corto e mi chiese: “La cosa di Ahmaud Arbery?” E io: “Sì”. E rimanemmo lì seduti in silenzio per un paio di minuti.

Ed è così triste pensare che, sai, uno dei tuoi cari può uscire e… È terrificante quando hai un figlio. Quando avrò un figlio, dovrò dirgli: “Ehi, avrai un aspetto diverso. Sarai trattato in modo diverso. Sta’ attento quando esci”. Ed è… è così difficile. Sai, posso solo immaginare le famiglie delle innumerevoli vittime che hanno passato una cosa simile e le famiglie future che dovranno avere quelle conversazioni. È difficile.

Credo, sai, che il video di Ahmaud Arbery abbia smosso qualcosa dentro di me, di voler cambiare e fare qualcosa. Non sapevo cosa fosse. Quindi rimasi in silenzio per un paio di settimane e venne fuori il video di George Floyd. Ed è stato allora che… Avevo un sacco di menzioni sui social media tipo: “Ehi, cosa direbbe Bubba Wallace? Essendo l’unico pilota afroamericano, deve dire qualcosa”. Ricevevo così tante menzioni sui miei canali social di persone che parlavano della Bandiera Confederata, di come non sarebbero mai venuti a una gara a causa della Bandiera Confederata. Ed ero alla CNN con Don Lemon e fu… fu solo: “Ehi, credo che dovremmo liberarci della Bandiera Confederata”.

[CLIP DELLA CNN]

Don Lemon: Qual è la prossima azione, Bubba? Io non lo so.

Bubba Wallace: Il mio prossimo passo sarebbe di liberarci di tutte le Bandiere Confederate. Non dovrebbe esserci alcun individuo che si sente a disagio a partecipare ai nostri eventi per divertirsi con la sua famiglia. Cominciamo con le Bandiere Confederate. Eliminiamole. Non c’è posto per loro. È… è il momento di cambiare. Dobbiamo cambiare e incoraggiare il NASCAR e avremo quelle conversazioni per rimuovere quelle bandiere.

Don Lemon: Ok, quindi ti chiedo, io sono della Louisiana…

[FINE DELLA CLIP DELLA CNN]

Per la popolazione afroamericana, la maggior parte della popolazione afroamericana, quella bandiera simboleggia l’odio. Simboleggia la schiavitù, a quei tempi. E per un’altra parte di popolazione simboleggia l’eredità. Rappresenta il Sud. Beh, bisogna guardare il quadro generale e a ciò che rappresenta davvero. Tipo, la sventolate perché eravate proprietari di schiavi e rappresentava la schiavitù. Era così al Sud.

E due, tre giorni dopo, Steve Phelps, il presidente del NASCAR, dice: “Ci libereremo della bandiera”. E io: “Era ora”.

Dobbiamo tutti rispetto l’uno all’altro, non importa se non ti conosco, eccetera. Sai, se io… Conosco qualcuno, se non mi piace penso solo: “Beh, buona giornata”. Ma essere apertamente maleducati e irrispettosi, pieni di odio solo perché qualcuno ha un aspetto diverso dal tuo, non si comporta come te, non condivide le tue stesse opinioni e valori, cosa? Ti fa venire voglia di fare del male a qualcuno? Voi non vivete nel modo giusto.

Credo che se semplicemente praticassimo la pazienza, la comprensione e rallentassimo un po’, se ci godessimo la vita… Non c’è bisogno di essere così arrabbiati e di portare l’odio nel cuore.

[SUONO DI UCCELLI CHE CINGUETTANO]

Gli uccelli stanno proprio cominciando a cinguettare ora. Credo che li abbiamo svegliati, mentre passeggiavamo attraverso le loro case, laggiù.

Non succede tutti i giorni che io riesca a uscire e camminare… sui sentieri qui dietro e riflettere sulla vita e su dove siamo stati e su dove siamo andati e su dove andremo. Credo che sia abbastanza speciale quando si riesce a prendersi del tempo per sé stessi, per un po’ di auto-motivazione, auto-apprezzamento, qualsiasi cosa sia, ti lusinga per un po’ e ti fa pensare a ciò che hai fatto e a ciò che puoi fare.

E per me, voglio dire, sono orgoglioso di tutto ciò che ho fatto. Tutti facciamo degli errori, ma la vita è così. Produce alcune delle persone migliori, se portano avanti le loro migliori intenzioni e i loro migliori sforzi.

La musica è davvero entusiasmante per me. Mi porta in un luogo dove posso rilassarmi. Posso godermi la vita. Posso usare la musica per superare i giorni più bui che devo attraversare.

[LA MUSICA AUMENTA GRADUALMENTE]

Mentre invecchio, devo tornare indietro e ascoltare davvero alcune di queste canzoni per cercare di capirne il significato, perché le guardo solo da un livello superficiale e le vibrazioni sono molto divertenti, rilassanti. Questa canzone si chiama “Losers” di The Weeknd insieme a Labrinth. Sono sempre stato un grande fan di questo artista e della direzione in cui va con la sua musica.

[MUSICA - “LOSERS” DI THE WEEKND FT. LABRINTH]

Questa canzone è importante solo perché… è divertente. È una band che ascolto da un po’. La canzone è “Throne” di Bring Me The Horizon.

[LA MUSICA AUMENTA GRADUALMENTE]

Mi fornisce un sacco di vibrazioni diverse e varietà di attraversare diversi tempi, la roba pesante, la roba più orecchiabile. Quindi è… È decisamente una canzone molto divertente da ascoltare.

[MUSICA - “THRONE” DI BRING ME THE HORIZON]

Quando sento questa canzone alla radio, mi riporta a un momento in cui io e la mia ragazza giocavamo a carte e ai giochi da tavolo, perché mettevamo la riproduzione casuale e questa canzone partiva sempre. È una canzone divertente. È una canzone più vecchia. In un certo senso mi riporta indietro a…

[LA MUSICA AUMENTA GRADUALMENTE]

… a un momento in cui l’ho sentita per la prima volta, cioè tipo anni fa, all’epoca delle superiori. Questa piacevole melodia si chiama “The World at Large” di Modest Mouse.

[MUSICA - “THE WORLD AT LARGE” DI MODEST MOUSE]

Beh, è stato molto bello, un’esperienza diversa per me. Apprezzo l’opportunità di aver parlato con voi e di aver condiviso alcune esperienze della mia vita cosiddetta pazzesca. Grazie per aver trovato il tempo di passeggiare con me oggi.